L’autotrasporto Usa cerca autisti, anche fuori dall’America
Anche negli Stati Uniti trovare un autista di veicoli industriali è diventato difficile, nonostante il mito del trucker. Un mito cui evidentemente credono sempre meno giovani statunitensi, che preferiscono dedicarsi ad altre attività. L’American Trucking Association (Ata) stimava nel 2019 una mancanza di 60mila camionisti, che diventeranno 100mila entro il 2023. Ne paga le conseguenze la ripresa post-Covid, che sta aumentando una domanda di trasporto che non può essere completamente soddisfatta proprio per mancanza di camionisti. E le imprese stanno chiedendo provvedimenti al Governo federale.
Il primo è agevolare l’immigrazione e non solo dagli altri Stati americani. L’America Journal of Transportation riferisce di ricerca di personale fino al Sud Africa (favorito perché parte della popolazione parla già l’inglese). Le agenzie che forniscono servizi per l’immigrazione all’estero rilevano un forte aumento di richieste dal settore del trasporto, che nel caso della Visa Solutions sono raddoppiate da prima della pandemia. Un primo passo per portare autisti stranieri è semplificare il complesso percorso per ottenere un visto.
Un secondo provvedimento immediato per affrontare il problema è ridurre da 21 a 18 l’età per guidare i veicoli industriali che viaggiano tra i diversi Stati dell’Unione. Resta poi sempre l’incentivo economico ed effettivamente le retribuzioni degli autisti sono aumentate, in alcuni casi fino al 50% negli ultimi cinque anni. Alcuni economisti affermano quindi che anche nell’autotrasporto basta aumentare le paghe e si trova il personale. Però nel trasporto sulle lunghe distanze entrano in gioco anche i padroncini.
E proprio l’associazione dei padroncini Owner Operator Indipendent Drivers Association, che raccoglie 150mila autotrasportatori, afferma che non esiste una vera carenza e che gli allarmi della concorrente Ata, che rappresenta le grandi flotte, servono per spingere il Governo federale ad adottare provvedimenti per ridurre i costi del personale e allentare le regole. L’associazione porta un dato: secondo l’American Association of Motor Vehicle Administrators, ogni anno sono rilasciate negli Usa 450 nuove patenti per camion, a fronte di un numero variabile di autisti interstatali da 300mila a 500mila.
La carenza riguarderebbe quindi soprattutto le grandi imprese e non deriverebbe tanto dalla mancanza di patentati, sempre secondo la Ooida, quanto dall’elevato turnover nelle grandi flotte, che può raggiungere il 90%. Ciò significa che su dieci autisti, nove cambiano impresa entro un anno e ciò richiede una continua ricerca. Ma le statistiche sulle patenti non bastano a delineare la situazione, perché molti patentati quando possono scelgono altri lavori meno pesanti. E qua entrano fattori diversi dalla retribuzione.
La retribuzione media di un camionista dipendente statunitense è di 47.130 dollari l’anno, ma il tempo di lavoro può raggiungere le 70 ore la settimana. Inoltre, negli Usa non esiste un vero cronotachigrafo e solo da un paio di anni è stato introdotto un apparecchio che misura il tempo di guida. E non facilita il lavoro il fatto che la retribuzione è basata sui chilometri e non sul tempo, con una media di 52,3 centesimi di dollari per miglio (rilevazione del Dipartimento dei Trasporti), senza integrazioni per attività come il carico e lo scarico o indennità di trasferta.
Anche negli Stati Uniti è spesso difficile trovare un posto sicuro dove sostare, nonostante i grandi spazi e la tradizione dei Truck Stop e le statistiche mostrano che i camionisti hanno dieci volte più probabilità di subire una morte sul lavoro rispetto a un lavoratore medio. Ciò spinge i lavoratori a scegliere mestieri magari altrettanto pesanti, ma che richiedono meno assenze da casa e meno rischi, come l’edilizia o l’industria.
Un altro elemento che ha ridotto gli autisti è la nuova normativa antidroga che obbliga gli autisti a controlli e li esonera nel caso il test risulti positivo. Si stima che da quando è entrata in vigore questa norma, nel 2020, almeno 54mila autisti hanno dovuto lasciare il volante. Insomma, anche negli Stati Uniti è aperto il dibattito sulle cause della mancanza di autisti, dimostrando che è una questione complessa che richiede un insieme di soluzioni.
Fonte: TrasportoEuropa
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.