In Val di Non le mele viaggeranno in funivia

Posted by Dario Favaretto

Ridurre i veicoli su gomma per il trasporto delle merci e sostituirli con soluzioni a minore impatto ambientale è indispensabile per avvicinarsi agli obiettivi di riduzione delle emissioni CO2. Un progetto importante per ogni regione d’Italia ma ancor di più in territori complessi come quelli alpini. Finora, però, nessuno, né in Italia né in Europa, era riuscito a sostituire i camion con una funivia. La prima a ospitare un impianto a fune totalmente dedicato alle mele sarà la Val di Non in Trentino.

Il progetto di funivia, ideato da Melinda (consorzio che annualmente produce 400mila tonnellate di mele), ha vinto il bando dedicato alle migliori idee per lo sviluppo della logistica agroalimentare, classificandosi al 2° posto su un totale di oltre 100 proposte che accederanno ai fondi PNRR. Grazie alla sua innovatività, usufruirà di un contributo a fondo perduto di poco più di 4 milioni di euro, che servirà a coprire il 40% della spesa complessiva di 10 milioni necessari per realizzare l’impianto.

“Questo risultato è un riconoscimento straordinario per tutti i nostri consorziati – dice Ernesto Seppi, presidente di Melinda – Un premio alla progettualità che abbiamo saputo mettere in campo e che contribuirà agli sforzi in favore della sostenibilità avviati ormai da tempo. Il nostro obiettivo e la nostra missione è quella di offrire prodotti agricoli di alta qualità riducendo, passo dopo passo, la loro impronta ecologica. Non solo: considerando che, in generale, l’ortofrutta è un prodotto con basse marginalità, questi interventi di razionalizzazione logistica potranno avere un impatto positivo sulla sostenibilità economica della filiera”.

Dal punto di vista tecnico, la funivia sarà un impianto monofune ad agganciamento automatico a tre piloni con 11 piloni di sostegno (di cui 6 in galleria) della lunghezza di 1300 metri e dislivello di 87 metri, capace di trasportare ogni ora 460 contenitori impilabili (i cosiddetti “bins”), alla velocità di 5 metri al secondo. Partirà dalla sala di lavorazione di Predaia e arriverà fino alla Miniera di Rio Maggiore, all’interno delle cave realizzate per estrarre la roccia dolomia. Qui il suo percorso proseguirà per altri 430 metri all’interno di una galleria per raggiungere le celle ipogee: un “frigorifero naturale” a temperatura controllata nel cuore delle Dolomiti che già oggi permette di risparmiare il 30% di corrente elettrica rispetto a un magazzino tradizionale, evitando peraltro di dover costruire nuovi edifici in superficie. Un gioiello avveniristico già presentato al Parlamento europeo come buona pratica di sostenibilità ambientale ed economica.

“Quest’ultimo tratto di galleria – ha precisato Seppi – è già in costruzione. Contiamo di concluderlo entro pochi mesi. In questo modo, le mele saranno gestite con l’ausilio di un sistema automatizzato: un salto in avanti importante verso la digitalizzazione del processo di conservazione”.

La “funivia delle mele” permetterà così di evitare 6.000 viaggi su gomma, per un totale di 12.000 chilometri l’anno, con una significativa diminuzione delle emissioni di CO2 nella valle. Per gestire gli stessi volumi movimentati dalla nuova teleferica, durante il periodo di “stoccaggio” autunnale delle celle, sarebbero necessari 10 camion che dovrebbero effettuare complessivamente 80 viaggi al giorno, trasportando ciascuno 36 bins. Per i successivi 9 mesi è previsto un flusso di svuotamento delle celle regolare tra novembre e fine luglio. Il numero di viaggi si attesterebbe a 15 ogni giorno. Numeri che, tra l’altro, aumenteranno del 30% non appena saranno terminati i lavori di ampliamento delle celle, portando così a 40.000 tonnellate le capacità di stoccaggio delle mele all’interno della montagna.

La nuova funivia è stata premiata dal bando PNRR anche perché ha rilevanti ricadute in chiave turistica: aggiungerà ancor più valore alla riqualificazione del centro visitatori Il Mondo di Melinda dal quale potrà partire un percorso dedicato. “In questo modo – prosegue Seppi – vogliamo riuscire a trasformare un’innovazione industriale in uno strumento di valorizzazione territoriale. Grazie a essa, potremo ben presto raccontare ai turisti la storia che c’è dietro a ognuna delle nostre mele e gli sforzi di innovazione per rendere sempre più sostenibile questa attività. Siamo certi che la visita alle ipogee diventerà uno dei punti di forza dell’offerta turistica trentina e nazionale e consentirà agli ospiti di vivere un’esperienza unica al mondo”.

Fonte: euromerci.it

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