I lavoratori stranieri nelle aziende italiane: le cooperative impiegate nei magazzini, obblighi del datore di lavoro
La maggior parte delle aziende italiane impiega cooperative per la gestione dei propri magazzini. In esse i lavoratori spesso sono di origine straniera, perciò si pone il problema relativo alla lingua come da D.lgs 81/2008: art. 37.
"Il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispetto alle conoscenze linguistiche, con particolare riferimento a:
a) concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti e doveri dei vari soggetti aziendali, organi di vigilanza, controllo, assistenza;
b) rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell'azienda".
E più precisamente il capo 13 dello stesso articolo 37 definisce:
"Il contenuto della formazione deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le conoscenze e competenze necessarie in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Ove la formazione riguardi lavoratori immigrati, essa avviene previa verifica della comprensione e conoscenza della lingua veicolare utilizzata nel percorso formativo".
Se è vero che la formazione dei lavoratori è individuata come la prima manovra relativa alla prevenzione da parte delle aziende, una parte importante è la verifica da parte del datore di lavoro sulla capacità dei lavoratori di capire, comprendere ed agire in modo corretto se stimolati in lingua italiana.
Diversamente il datore di lavoro è chiamato alla formazione dei lavoratori stranieri nella propria lingua madre e ad assicurarsi che, sul luogo di lavoro, sia presente personale in grado di comunicare nella lingua di origine del lavoratore straniero.
La corretta comunicazione tra le varie figure presenti in magazzino è fondamentale per garantire un processo aziendale sicuro. Il tutto parte dalla corretta formazione ed informazione dei lavoratori. Il Decreto, nel capo 4, definisce così il contenuto dell'informazione dei lavoratori:
"Deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le relative conoscenze. Ove la informazione riguardi lavoratori immigrati, essa avviene previa verifica della comprensione della lingua utilizzata nel percorso informativo".
Se il "processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori e agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili alla acquisizione delle competenze", definizione data dal Legislatore per definire il concetto di formazione sui luoghi di lavoro, è indispensabile chiedersi come può definirsi efficace questa formazione ed informazione ai lavoratori.
Tutto corretto, il processo di formazione ed informazione deve essere "comprensibile" ai lavoratori, ma come trasferire un concetto ad un lavoratore in maniera efficace?
Un processo formativo può dirsi efficace quando è finalizzato, in primis, alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, ma anche a cercare di evitare malattie professionali che potrebbero condizionare la vita e la salute dei lavoratori.
E' opportuno considerare i requisiti minimi della formazione del personale sui luoghi di lavoro, ma è altrettanto importante e determinante approcciare i lavoratori in modo costruttivo, rendendo la formazione molto di più che un processo sterile, anonimo, privo di approfondimenti che non lascia tracce nel processo mentale e di approccio al lavoro del lavoratore immigrato (sia esso europeo oppure extracomunitario). L'approccio alla formazione dei lavoratori immigrati è differente e bisognerebbe tenere conto delle caratteristiche dei singoli lavoratori all'interno dell'azienda, ma anche e soprattutto, delle relative differenze culturali, linguistiche e le eventuali integrazioni tra le diverse culture dei lavoratori stessi quando essi provengano da diverse parti del mondo.
Una formazione efficace per un lavoratore, o meglio per un gruppo di lavoratori immigrati da una stessa nazione, potrebbe non essere altrettanto efficace e coinvolgente per un gruppo di lavoratori immigrati da altre nazioni.
Potrebbe sembrare una situazione di secondaria importanza, ma l'integrazione razziale tra il personale di magazzino di provenienza diversa, è una delle carte vincenti per evitare incidenti sul lavoro e, perché no, permettere al personale di magazzino di lavorare al meglio in piena autonomia rendendo il posto di lavoro un luogo amico e non ostile.
Per le aziende certificate secondo protocolli volontari, come ad esempio ISO 9001, è indispensabile il controllo preciso e puntuale del fornitore che procura i lavoratori da impiegare nel magazzino, azione decisiva per verificare se i lavoratori abbiano ben compreso ed applicato correttamente nelle loro azioni giornaliere quanto appreso nel processo educativo della formazione, e nel caso si osservino delle situazioni non corrette provvedere ad un supplemento di addestramento dei lavoratori.
Una corretta e completa comunicazione tra le parti migliora la vita in azienda e inequivocabilmente mette il lavoratore di fronte ad una situazione di lavoro "tranquilla" che gli dà modo di evitare eventi spiacevoli, piccoli inconvenienti e infortuni sul lavoro che potrebbero essere prevenuti attraverso una semplice ed efficace comunicazione.
E' altresì vero che molto spesso ai lavoratori stranieri vengono affidate mansioni con un alto grado di rischiosità, unitamente a questioni organizzative legate ad orari prolungati, turni con il minimo (e addirittura senza) riposo, lavoro continuo ad alta concentrazione o addirittura lavori meccanici che non prevedono forme particolari di concentrazione e che alla fine arrivano ad essere sostanzialmente "routinari", ma è altrettanto vero che una buona parte degli infortuni sono dovuti a problemi di comprensione linguistica che generano a loro volta difficoltà di percezione del rischio con differenze notevoli fra le varie etnie.
Le difficoltà di formazione ed informazione dei lavoratori stranieri sfocia anche in una scarsa conoscenza dei propri diritti (anche assicurativi) e nell'accettazione di lavori umili che un collaboratore italiano tendebbe a rifiutare.
In questo senso un ruolo fondamentale è svolto dal formatore, una figura assolutamente determinante nel processo di apprendimento, che diventa indispensabile per cercare di capire se l'informazione è stata trasmessa nel modo più corretto e "comprensibile" possibile. L'obiettivo si puo' dire raggiunto se il lavoratore straniero, la persona, ha inteso in forma ineccepibile e senza malintendimenti la formazione. Ovviamente è anche importante cercare di coinvolgere adeguatamente durante la formazione tutti i lavoratori, ma questo è un argomento che sarà trattato a parte.
Autore: Enrico Pistone
Fonte: LogisticaEfficiente
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