Green e automatizzato, il «magazzino» arricchisce il territorio
Quale è il valore economico diretto di un impianto logistico e quali sono le sue ricadute sul territorio circostante? Per misurare il “valore” generato dalla logistica e quantificare le ricadute occupazionali per il sistema economico territoriale, il Centro sulla Logistica e Supply Chain Management della LIUC Business School e World Capital hanno svolto una ricerca a livello nazionale analizzando oltre 250 insediamenti logistici di varia natura. Da quelli con prevalente funzione di stoccaggio (come depositi stagionali di derrate alimentari) a quelli appannaggio delle aziende di trasporto e spedizione; dagli impianti logistici in conto terzi dei 3PL ai moderni centri distributivi dei principali player dell’e-commerce e della Gdo.
Difficile dare valori medi. Tanti i fattori che possono fare la differenza: dal settore produttivo di riferimento alla presenza (o meno) di ulteriori lavorazioni (diversamente dal solo stoccaggio di beni), il numero di addetti per metro quadrato, la percentuale white collar/sul totale dei lavoratori, l’anzianità media dei lavoratori, la localizzazione dell’immobile (che impatta sul valore del canone di locazione).
L’esempio
Allora si è preso un modello tipico: polo logistico di 30mila metri quadrati nel Nord-Est, con 75 persone occupate, di cui 34% sono donne e da cui si deriva una densità del personale di 2,5 addetti ogni 1000 mq. Di questi, 8 sono lavoratori con qualifica di quadro o 1°-2° livello, tra cui ci sono 5 laureati, pari al 13% dei lavoratori. Nel magazzino si svolgono attività di logistica per diverse aziende committenti nel settore dei beni di largo consumo che richiedono servizi di confezionamento ed altre lavorazioni a valore aggiunto (circa il 20% delle ore lavorate). L’età media dei lavoratori è inferiore ai 35 anni (particolarmente bassa). Il 32% dei lavoratori non è originario della Provincia e la distanza media casa-lavoro è di 20 km. Ne deriva – in base al Ccnl Logistica, all’età e qualifica dei lavoratori e alla presenza di attività svolte all’interno –una stima del fatturato relativo alla sola componente dei servizi svolti dalle persone che risulta pari a 2,6 milioni di euro l’anno. A ciò va aggiunto il valore annuo derivante dall’affitto del magazzino (o, nel caso di proprietà, del suo costo annuo equivalente). I canoni medi di locazione – pubblicati semestralmente dal Borsino Immobiliare edito da World Capital – in Veneto sono pari indicativamente a 40 euro/mq anno. Aggiungendo, i costi fissi (manutenzione, pulizie e vigilanza) pari in media a 10 euro/mq l’anno, da cui è possibile derivare il fatturato relativo alla componente dello spazio di magazzino che risulta pari a 1,5 milioni euro, è possibile stimare il valore economico diretto generato dall’impianto logistico in 4,1 milioni di euro/anno che, se rapportato alla dimensione, corrisponde a un fatturato di 130 euro/mq l’anno.
L’IMPATTO ECONOMICO DELL’IMPIANTO LOGISTICO
Farmaceutica e lavorazioni interne accrescono i valori
Tuttavia – evidenzia lo studio della Liuc – analizzando i casi caratterizzati da un’elevata incidenza di white-collar (> 15%) e con una forte componente di servizi avanzati a valore aggiunto, si ottiene in media un valore economico diretto di circa 230 euro/mq all’anno. Tra i casi con valori più elevati vi sono gli impianti di logistica farmaceutica (330 euro/mq) in cui sono presenti reparti di confezionamento con un’elevata incidenza di persone per metro quadro (superiore a 8 addetti/1000 mq) e i magazzini conto terzi nel settore del tessile e abbigliamento, con attività di controllo qualità e ricondizionamento dei capi appesi che registrano valori superiori a 300 euro/mq.
Al contrario, laddove è particolarmente spinta l’attività di cross-docking o smistamento delle merci tipica dei transit point, o dove non avvengono in modo rilevante attività di confezionamento o lavorazioni, il valore economico diretto generato scende a 180 euro/mq, in ragione del basso indice di densità del personale. Questo valore corrisponde anche al fatturato medio per metro quadro per la categoria dei magazzini di logistica in conto terzi.
Nella sola area ex Ibm di Vimercate (hinterlan milanese), su una superficie fondiaria di 20 ettari, saranno realizzati immobili per attività di logistica a valore aggiunto per un totale 100mila mq di superfici coperte, troveranno impiego oltre 800 addetti che, assieme alle attività produttive collaterali, genereranno in virtù del monte salari medio per dei lavoratori nei settori della Gdo, farmaceutica ed e-commerce, ricadute economiche per il territorio di 17 milioni di euro l’anno.
«Nel 2019 la logistica ha attratto, in Italia, investimenti per 1,4 miliardi. In Europa, per 11 miliardi. Tuttavia, le amministrazioni locali – ha spiegato Andrea Faini, ceo di World Capital – spesso ancora identificano la logistica come un capannone che occupa volumi senza portare significativi benefici all’occupazione e generando molto traffico. Per questo, talvolta, nei Pgt, riconversioni di spazi manifatturieri ad aree logistiche sono scoraggiati. La logistica, invece, è un settore dinamico, verde, sostenibile, altamente automatizzato e dotati di sistemi 4.0, che richiede elevate qualifiche professionali tecniche e di ingegneria. Senza contare l’importanza del “last mile”, cioè dei magazzini medio-piccoli di prossimità, vicini o all’interno della città, per le consegne dell’e-commerce. Ce ne sono molti, piccole fabbriche dismesse e magari abbandonate. Si tratta di magazzini automatizzati e “serviti” da un sistema di trasporto/consegne elettrico che li rende altamente redditizi e non fonte di ulteriore inquinamento».
fonte: ilSole24Ore
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