Crisi Russia-Ucraina: gli impatti nella supply chain
L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto ulteriormente le catene di approvvigionamento globali ancora reduci dei disastri provocati dalla pandemia da Covid-19.
Nuovi aumenti di costi per le materie prime, ritardi nelle consegne delle merci, instabilità del mercato, aumento dei costi di nolo, incertezza produttiva, congestione dei porti, psicosi collettiva: sono solo alcune delle conseguenze che questa barbarica invasione sta portando al commercio mondiale. Sconvolgimenti che non riguardano “solo” i beni provenienti o destinati in Russia o Ucraina, ma coinvolgono ogni realtà industriale, con pesanti ripercussioni soprattutto sulla catena alimentare mondiale.
E mentre le implicazioni economiche della guerra e le sanzioni radicali inflitte alla Russia dall’Europa, dagli Usa e dal Regno Unito non sono ancora chiare, poiché vengono integrate quotidianamente, molte industrie si stanno preparando al peggio.
Carenza di materie prime per le industrie. Le case automobilistiche potrebbero vedere carenze di materiali chiave di cui sia l’Ucraina che la Russia sono fonti sostanziali, come il palladio e il platino, utilizzati nei convertitori catalitici, nonché di alluminio, acciaio e cromo; i produttori di semiconduttori stanno osservando con cautela le scorte globali di neon, xeno e palladio; i produttori di patatine e cosmetici potrebbero trovarsi di fronte alla carenza di olio di girasole, e se il conflitto dovesse prolungarsi, potrebbe mettere a serio rischio la raccolta estiva del grano, che sfocia nella produzione di pane, pasta e alimenti confezionati, soprattutto in Europa, Nord Africa e Medio Oriente.
I provvedimenti degli Stati occidentali. In questo momento le società internazionali stanno anche cercando di conformarsi alle radicali sanzioni finanziarie e ai controlli sulle esportazioni imposti da Europa e Stati Uniti che hanno represso i flussi di merci e denaro in entrata e in uscita dalla Russia. In pochi giorni, i governi occidentali si sono mossi per escludere alcune banche russe dall’utilizzo del sistema di messaggistica SWIFT, limitare la capacità della banca centrale russa di sostenere il rublo, tagliare le spedizioni di beni high-tech e congelare i beni globali degli oligarchi russi.
L’obiettivo dell’Occidente è quello di danneggiare pesantemente la finanza russa per costringere Putin ad un dietrofront, che al momento sembra essere un’ipotesi non considerata dal tiranno russo. La Russia si stava preparando a questa invasione da anni accumulando, non sempre lecitamente, denaro, oro e valuta, ma soprattutto costruendo un’alleanza sempre più stretta con la Cina.
Che l’obiettivo non fosse solo la conquista dell’Ucraina, bensì quello di danneggiare l’occidente interrompendo forniture strategiche di beni? Un esempio dominante è il gas. La Russia fornisce alla UE circa il 40% delle risorse necessarie e le sanzioni inflitte avranno come diretta conseguenza l’interruzione o la riduzione della fornitura. Qual è il piano alternativo della UE? Molto probabilmente verranno in nostro aiuto gli alleati americani: ma a quale prezzo?
La globalizzazione, la delocalizzazione, la continua ricerca di un prezzo più basso ha portato i Paesi terzi ad essere “sotto scacco” e a conflitto avviato diventa difficile organizzarsi in così poco tempo.
Ci siamo già passati con la pandemia anche se questa volta è ancora più grave.
Le infrastrutture e i trasporti. Un ulteriore problema è dato dalle infrastrutture che regolano i trasporti. I porti marittimi intorno al Mar Nero sono stati chiusi, fermando decine di navi mercantili. Ma gli effetti più immediati si faranno sentire nelle spedizioni aeree tra Asia ed Europa, considerato che lo spazio aereo russo è stato inibito alla UE; pertanto, si prevedono forti deviazioni di traffico per trovare rotte alternative che avranno come immediata conseguenza un aumento dei costi di trasporto.
Ma qual è il ruolo della Cina? Ora, dovremmo domandarci qual è il ruolo della Cina in questo disastro e dovremmo immaginarci degli scenari futuri che possono essere tanto realistici quanto pericolosi. All’indomani dell’invasione, la Cina si è immediatamente offerta di comprare il grano russo, così come le scorte di gas, dimostrando sostegno a Putin in nome dell’alleanza che strategicamente li lega. Ricordiamoci che la Russia è il principale esportatore di grano al mondo, e la Cina uno dei maggiori importatori, e hanno recentemente firmato un ampio accordo agricolo che consente a Pechino di importare grano da qualsiasi parte della Russia, tagliando fuori il Canada dagli scambi commerciali con la Cina.
Le conseguenze del conflitto sul mercato. Quindi, se la Russia prendesse il pieno controllo dell’Ucraina, si approprierebbe di una fetta ancora più grande dell’approvvigionamento alimentare globale portando ad una significativa riduzione della dipendenza dai mercati occidentali e decidendo addirittura quali Paesi servire e quali no. Con Paesi come Yemen, Libia, Libano, Sri Lanka e Sudan, che dipendono fortemente dal grano ucraino, anche un ritardo nella fornitura a breve termine potrebbe avere conseguenze drastiche. Emergenze umanitarie, disordini civili e persino conflitti armati in un certo numero di regioni sono conseguenze prevedibili della manipolazione russa del mercato globale dei cereali.
La Cina diventerà l’acquirente a lungo termine di gas russo?
Ma la Cina è furba e gioca d’astuzia. Seppure abbia, di fatto, migliorato negli ultimi anni il suo sistema di incentivi per la produzione di grano e di carne e diversificato le fonti di cibo importato, la Cina ha sempre di più mire espansionistiche. Quindi la risposta dei Paesi Nato con sanzioni, seppur pesanti, non danneggia o spaventa di molto la Russia, la quale gode all’accesso ormai illimitato ad alcuni mercati cinesi che gli consentono di continuare a vendere i suoi prodotti. Allo stesso tempo, la Cina sa che sostenere l’invasione della Russia danneggerebbe non poco le già tese relazioni con Stati Uniti, Unione Europea e Giappone, i suoi principali partner commerciali. Per queste ragioni, è improbabile che la Cina offra immediatamente aiuti alla Russia, anche se lo scenario più probabile è che diventi il più importante acquirente a lungo termine di gas e altre risorse, quelle che la Russia non può più vendere ai paesi occidentali. Ecco perché l’intermediazione cinese potrebbe essere, al momento, l’ago della bilancia di un equilibrio quanto mai precario.
Possibili scenari futuri
Pertanto, quali potrebbero essere gli scenari futuri adottati dalla Russia? Sicuramente i più prevedibili al momento restano:
1) La richiesta di neutralità dell’Ucraina, e la propaganda sleale che farà la Russia a causa della scarsità di materia prime dovuta al conflitto nei Paesi dove la sua influenza è forte;
2) Un attacco anche a Moldova, alle restanti parti indipendenti della Georgia e persino ad alcuni degli stati dell’Asia centrale come il Kazakistan, tutti fuori dalla NATO. Potrebbe dunque sfruttare il fattore intimidatorio generato dal suo potenziale successo in Ucraina.
3) Una interdipendenza con la Cina. Essendo il più grande consumatore di energia del mondo, la Cina può acquistare tutto ciò che la Russia vuole vendere, soddisfacendo così la domanda cinese, stabilizzando l’economia russa e creando un’interdipendenza che potrebbe ispirare Cina e Russia ad allinearsi su altre questioni globali. Ovviamente l’accordo riguarda anche grano e mais, per cui mirerebbero a far fuori il mercato statunitense a beneficio del mercato brasiliano.
Cosa fare?
È vero, questi scenari demoralizzano, eppure una possibile soluzione c’è: laddove la Cina non intervenga a sostegno dell’Ucraina, la protesta simultanea dei paesi NATO contro il sostegno di Pechino a Mosca, potrebbe rappresentare la luce in fondo al tunnel. Rimane comunque certo che, al momento, le politiche delocalizzative sono controproducenti e destabilizzano molto velocemente l’intera supply chain, pertanto è opportuno che le aziende rivedano molto velocemente i propri traffici, li calibrino e soprattutto trovino alternative valide alla sottomissione egemonica russo-cinese.
Fonte: Euromerci
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