Con il lockdown a Shanghai rischio di nuove criticità e risalita dei noli
La coda di navi nel principale porto cinese è arrivata quasi a quota 500 e tra le possibile conseguenze Savino Del Bene prevede un altro sbilanciamento degli equipment e della capacità di stiva.
Le restrizioni imposte dalle autorità cinesi alla libera circolazione di 26 milioni di abitanti a Shanghai, a seguito di una nuova ondata di casi di Covid-19, rischiano di provocare un nuovo shock sul commercio mondiale via mare. Come riportato nelle scorse settimane da SHIPPING ITALY l’attività del principale scalo della Repubblica Popolare sta rischiando la paralisi completa a causa della mancanza di personale e alle norme sanitarie particolarmente stringenti. Il numero di navi in attesa di caricare o scaricare le merci ha sfiorato nei giorni scorsi le 500 unità per poi scendere molto lentamente. A rischio ritardo e congestione sono tutte le catene mondiali delle forniture.
Bloomberg ha calcolato un picco di 477 portacontainer ferme fuori dalle banchine di Shanghai e degli altri porti nei giorni scorsi; una situazione di congestione che è poi lievemente calata quando le compagnie di navigazione hanno iniziato a dirottare le proprie navi verso altri scali. A titolo di paragone durante il lockdown del 2021 la ‘coda’ di navi dentro e fuori il porto di Shanghai non era mai salita oltre quota 200 e per questo si temono conseguenze ben più forti sul commercio mondiale rispetto a quelle viste nel recente passato se le autorità cinesi non allenteranno le restrizioni imposte dalla politica del “Covid zero”.
Tutta la logistica delle merci è fortemente rallentata; le maggiori criticità riguardano le operazioni di carico e scarico, le necessarie formalità burocratiche ma anche il trasporto via terra. Agenzie di stampa riferiscono che i permessi per i camion che entrano ed escono nell’area portuale hanno una durata di appena 24 ore ma l’attesa per gli autisti si protrae spesso oltre le 40 ore complicando l’intera catena distributiva. Da Shanghai, il più grande porto commerciale del mondo, passano ogni anno oltre 4 milioni di tonnellate di merci.
L’ultimo ‘Global ocean market review’ di Savino Del Bene, la più grande società di spedizioni con sede in Italia, spiega che 23 città cinesi sono rimaste coinvolte da lockdown parziali o totali che hanno imposto la permanenza a casa di 193 milioni di persone che normalmente contribuiscono a generare il 22% del Pil cinese. Anche il colosso spedizionieristico toscano sottolinea che i porti sono operativi ma i maggiori grattacapi arrivano dalle attività logistiche intorno agli scali marittimi. Oltre a Shanghai le aree maggiormente colpite dagli effetti di un lockdown durato tre settimane sono state Dalian, Tianjin, Ningbo, Xiamen, Dongguan e la provincia del Guangdong.
Jon Gold, vicepresidente e responsabile logistica della National Retail Association cinese, ha spiegato che “le maggiori criticità interessano industrie che lottano per ottenere i materiali necessari alla produzione, la difficoltà ad affidare il trasporto di prodotti verso i porti, in parte anche a causa della carenza di autisti a cui si somma un contestuale aumento della domanda dei consumatori. L’impatto del lockdown di Shanghai in questo momento risulta ancora contenuto ma crescerà progressivamente fino a quando le restrizioni saranno in vigore”.
Il dwell time di un container nel porto di Shanghai (tempo di permanenza fermo sui piazzali dei terminal in attesa di essere ritirato e spedito) si è impennato a 8 giorni per i carichi in import mentre paradossalmente è calato nelle ultime settimane da 3,1 a 2,3 giorni per quelli in export secondo il ‘supply chain crisi tracker’ di Project 44.
Un rapporto di Linerlytica spiega invece che le principali implicazioni del blocco risultano essere “una maggiore congestione a Shanghai e Ningbo, operazioni rallentate dall’elevato utilizzo dei piazzali portuali, la disponibilità limitata di camion incide sullo sdoganamento dei carichi in entrata e diversi vettori marittimi hanno limitato le importazioni di carichi refrigerati e pericolosi”. Oltre a ciò diverse linee di trasporto marittime “ometteranno gli scali a Shanghai”.
Savino Del Bene evidenzia infine che “questo lockdown in Cina sta avendo un impatto significativo sulle supply chain globali. Se non verrà presto rimosso nel breve termine si assisterà a un rallentamento della domanda di trasporto e quindi a una minore pressione sui noli marittimi ma quando la situazione tornerà alla normalità si tornerà a vedere una spinta improvvisa e verso l’alto delle spedizioni e delle tariffe per i trasporti via mare”. Il rischio è di tornare ad assistere nuovamente a quanto già visto nel 2020: “I vettori marittimi non avranno di nuovo abbastanza equipment per soddisfare la domanda di spedizioni, in quanto pochi container saranno arrivati in Estremo Oriente durante il lockdown, così come un numero insufficiente di navi sarà disponibile a trasportare questi carichi con il risultato che si potrà assistere a una ripresa verso l’alto dei noli marittimi”.
Fonte: Shipping Italy
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