E-commerce: il viaggio del pacco tra ricadute sociali, economiche e ambientali
L’e-Commerce si configura come un fenomeno rivoluzionario per la logistica. Dopo l’ultimo click, parte l’organizzazione del viaggio dei pacchetti che, a differenza delle informazioni che si muovono nel mondo virtuale, devono spostarsi veramente, nei magazzini, sulle strade, fino al portone di ogni consumatore. Portando con sé considerevoli ricadute a livello sociale, economico e ambientale. E’ quanto emerge dall’analisi condotta nel Quaderno 26 sulla logistica ai tempi dell’e-Commerce presentato oggi dal Freight Leaders Council durante il convegno “Sostenibili e Connessi” organizzato da TForma a Milano.
“Siamo di fronte alla cosiddetta logistica del capriccio – spiega Antonio Malvestio, Presidente del Freight Leaders Council – che deve trovare il modo di ottimizzare la distribuzione fisica dei pacchi riducendo i costi. La competizione economica, scatenata a livello globale, ha avuto un impatto favorevole sui prezzi on-line spesso anche a causa dell’abbuono dei costi di consegna, gestiti nei modi più creativi”.
Tra le indicazioni emerse dal volume del Freight Leaders Council, la necessità di un piano nazionale dei lockers e dei punti di ritiro dei pacchi per ottimizzare la logistica in città e i costi per i corrieri. Più tecnologia: connessione per la prenotazione delle piazzole di sosta, regole standard per l’accesso ai centri urbani, più incentivi per il ricambio del parco mezzi a favore di veicoli a basso impatto ambientale e soprattutto chiarire all’opinione pubblica che la consegna non è mai gratis: la logistica ha un costo che se non riconosciuto crea distorsioni a livello sociale, ambientale ed economico.
“Occorre uno sforzo culturale, tecnologico e di regolazione – continua Malvestio – che aiuti a trovare nuovi modelli di business, più sostenibili per l’ambiente, per le imprese e per i lavoratori. Le 10 proposte scaturite da questo quaderno, redatto con il supporto di moltissimi esperti del settore che ringrazio, tentano di dare una risposta correttiva, applicabile nel breve e medio periodo. L’evoluzione del fenomeno nel lungo periodo dipenderà in buona parte dal successo di queste misure”.
L’Italia è fanalino di coda in Europa nella diffusione dei lockers e punti di ritiro, ovvero gli armadi elettronici o esercizi commerciali che prendono in consegna i pacchi. A fronte di 120 milioni di pacchi e-Commerce (pari a circa 2 per abitante), il nostro Paese dispone di 11.271 punti Click&Collect, di cui 10.706 collect point e 565 lockers. A questi si aggiungono 12.800 uffici postali, un terzo rispetto alla Germania e al Regno Unito e meno della metà rispetto alla Francia. La spedizione a casa resta, in Italia, la modalità più utilizzata (circa l’84% delle spedizioni), seguita dal recapito nel luogo di lavoro o a un altro indirizzo (anche nel caso di acquisti per conto di terzi o regali). Secondo una recentissima indagine di Poste Italiane tra i luoghi proposti per poter accedere ai servizi di spedizione quello che suscita maggior interesse sono i lockers, box/chioschi automatici (in generale, citati dal 44% degli intervistati) e i punti di ritiro (31%), che rappresentano le opzioni preferite espresse in modo omogeneo tra il target di speditori e ricettori. Un’organizzazione che aiuterebbe ad ottimizzare i flussi logistici, impattando positivamente sui costi dei corrieri e sull’impatto ambientale nelle città.
Lo stress economico legato a consegne sempre più rapide e low cost sta producendo gravi conseguenze a livello sociale e lavorativo. Per limitare questo peso non è sufficiente accorciare la catena degli appalti, occorre – secondo il Quaderno 26 del FLC – certificare ogni anno il versamento dei contributi attraverso una maggiore trasparenza e visibilità, accessibile anche al lavoratore, dei dati relativi alla regolarità contributiva delle aziende. Sarebbe opportuno riaprire il tavolo della legalità e concertare le modalità per il rilascio di un apposito bollino alle aziende che operano nel settore che tenga conto di parametri di qualità, tra cui la sostenibilità dei veicoli, ma anche della regolarità fiscale, amministrativa e contributiva.
I piani urbani della mobilità sostenibile devono prendere in considerazione il flusso logistico generato dall’e-Commerce. Sarebbe utile prevedere un coordinamento nazionale con regole standard per le politiche di accesso ai centri urbani e regole ad hoc per consentire acquisti e consegne anche nelle zone a bassa domanda. Sviluppare un sistema di accreditamento centralizzato nazionale ed interoperabile per tutte le ZTL, eventualmente su più classi con diversi requisiti, per i veicoli e per le aziende che svolgono consegne di e-Commerce. Infine, non solo ZTL. Occorre aumentare la dotazione delle piazzole di sosta in città e piccoli centri, coprendo l’intero territorio, pensate per le consegne nelle abitazione e nei lockers (e non solo nei negozi) con sistema di prenotazione telematica, aperta agli operatori accreditati.
fonte: Transportonline
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