10 anni fa l’allarme al Governo: “Il Nordafrica ci sorpasserà con le infrastrutture”. Ora è avvenuto
“C’è una notizia, apparsa sul Sole 24 Ore nei giorni scorsi, che dovrebbe destare preoccupazioni nel nostro Governo. Il Nordafrica sta decidendo di investire 40 miliardi di euro per potenziare la logistica verso il Sud dell’Europa”. Iniziava così l’articolo a firma di Paolo Uggè intitolato “Logistica, il Nordafrica si prepara a superare l’Italia” e pubblicato su stradafacendotgcom24 il 1°, novembre 2009. Un articolo che spiegava come Marocco, Algeria, Tunisia ed Egitto grazie a questo maxi investimento avrebbero potuto accogliere, una volta a regime, decine, centinaia di milioni di tonnellate di merci l’anno nei porti, che avrebbero potuto usufruire del supporto di reti ferroviarie e di autostrade. “Una capacità di accoglienza merci che dimostra una capacità di saper fare”, aveva scritto Paolo Uggé, “con l’Italia invece, seppure dotata da tempo di un Piano, frutto di un Patto della logistica condiviso dalle rappresentanze economiche, ferma alle parole”. Oggi, a quasi 10 anni di distanza, fa un certo effetto rileggere quell’articolo alla luce del “Viaggio fra le ‘grandi opere’: dal tav ‘cavallo alato’ al porto Tanger Med”, “inchiesta giornalistica” realizzata proprio in Marocco dall’inviata dell’agenzia LaPresse Chiara Battaglia. Un dossier che racconta “Il porto Tangeri Med, motore economico del Marocco, e il ‘cavallo alato’ Al-Boraq, primo treno ad alta velocità dell’Africa” e soprattutto la “visione complementare delle infrastrutture al cuore dell’idea di Marocco voluta da re Mohammed VI, di cui ricorrono questo mese i 20 anni sul trono”. “In sella al ‘cavallo alato’ – il nome del Tav marocchino scelto proprio dal sovrano”, scrive l’inviata de LaPresse, “si arriva da Casablanca a Tangeri in poco più di due ore, passando per Rabat e Kenitra. E si guarda già avanti: il prossimo step dovrebbe essere la linea transatlantica, cioè l’estensione dell’alta velocità fino ad Agadir, da realizzarsi entro il 2030/2040. In cantiere, poi, c’è anche la cosiddetta linea transmaghrebina di collegamento con Algeria, Tunisia e Libia”. Ma nella “visione reale” oltre che globale e strategica che l’Italia invece, come denuncia da anni proprio Paolo Uggè, non ha mai saputo avere pur cambiando diversi governi, “c’è anche Tangeri zona franca con attività industriali e porto commerciale, di fronte alle coste della Spagna, inaugurato nel 2007 e recentemente ampliato, dove arrivano navi passeggeri che collegano per esempio con la vicina Europa in circa un’ora. “Tanger Med è stato lanciato nel 2003 attraverso una visione reale che voleva che questa regione, la quinta dal punto di vista economico, potesse avanzare. Oggi è la seconda regione economica del Marocco”, ricorda a LaPresse il direttore di Tanger Med, Rachid Houari”, e l’inviata di LaPressa ha potuto vedere, con i propri occhi come. ”In questa parte di costa si susseguono a perdita d’occhio container su container colorati e gru che li spostano per smistarli”. La prova più inconfutabile di come “negli ultimi anni Tanger Med è diventata la prima piattaforma di esportazioni e importazioni di prodotti a livello del Marocco e questo costituisce oltre il 50 per cento dei flussi di import-export del Marocco”, come ha spiega a LaPresse Idriss Aarabi, direttore delle operazioni import-export di Tanger Med”. Sottolineando come nella zona franca industriale si siano stabilite 900 imprese di 35 nazionalità, diverse delle quali italiane: “Abbiamo ricevuto investimenti importanti in settori come l’automobile, l’aeronautica, il tessile, l’agroalimentare e i servizi in generale”, ha spiegato Ilham Khalil, direttrice della Tanger Free Zone. Una crescita straordinaria avvenuta grazie alla scelta d’investire nelle infrastrutture riassumibile nei numeri del traffico che transita dal porto di Tanger Med forniti sempre dal suo direttore, Rachid Houari: “Nel 2018 52 milioni di tonnellate trattate, 3 milioni e 2mila container trattati, circa mezzo milione di auto prodotte in Marocco esportate verso 70 Paesi, 3 milioni di passeggeri e 330mila camion, molti dei quali partono verso l’Italia”. Questo è successo nei Paesi Nordafricani, che Paolo Uggè 10 anni fa aveva pronosticato “pronti a superarci dandoci una lezione che rischiamo di ricordare per sempre”.
fonte: STRADAFACENDO
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