Trasporto merci, in 10 anni sparite 300 aziende a causa della concorrenza straniera
In dieci anni nel nostro territorio sono sparite 300 imprese artigiane del settore trasporti. Questo il grido di allarme lanciato dalla Fita Cna di Cremona, che punta il dito contro la concorrenza sleale straniera. Basti pensare, spiega l’associazione in una nota, che “nel 2008 in Provincia di Cremona le imprese artigiane del settore autotrasporto merci erano 737 e occupavano circa 1700 addetti”, mentre “al 31/12/2017 il numero di queste imprese è sceso a 459 con neanche 900 addetti”.
Un problema che si evidenzia anche a livello lombardo: nel 2008 in Lombardia le imprese artigiane del settore autotrasporto merci erano 20998 e occupavano circa 46000 addetti; al 31/12/2017 il numero di queste imprese è sceso a 16689. Dunque in dieci anni 4299 di queste imprese sono sparite. Anche nel corso dell’anno 2017 il rapporto fra nuove iscrizioni e cessazioni in questo comparto è rimasto negativo: meno 220 imprese è il saldo fra imprese nate e morte.
“Tutto questo è avvenuto a causa sì della crisi ma anche della concorrenza sleale dei vettori stranieri” – spiega il Presidente Cna Fita Cremonese Mariella Marcarini. “Negli ultimi anni l’autotrasporto Cremonese, lombardo e italiano ha perso importanti quote di mercato per colpa di una concorrenza con la quale è impensabile poter competere. A farne le spese sono state soprattutto le piccole e medie imprese artigiane, come testimoniamo i dati sopraindicati”.
L’analisi della Cna Fita evidenzia piccoli segnali positivi solo dai volumi delle merci trasportate, che nel 2016 segnano una ripresa di poco più del 7%. Ma che colmano solo in minima parte il vertiginoso crollo registrato tra il 2010 e il 2014, indotto dalla contrazione della domanda aggregata e quindi della produzione industriale.
“L’autotrasporto, insieme alle costruzioni è il settore che ha subìto il contraccolpo più grave della crisi” spiega Adriano Bruneri, responsabile regionale Cna Fita. “Un crollo della domanda che si è abbattuto dal 2009 su un mercato già provato da varie criticità: i costi di esercizio più alti d’Europa, la concorrenza sleale, la storica debolezza dei vettori nell’intera filiera della logistica, con tempi di pagamento insostenibili, in media a 90-120 giorni, l’accesso al credito diventato impossibile. E’ naturale che in un quadro tanto drammatico siano state le piccole imprese a chiudere i battenti, e che il modello artigiano abbia difficoltà a reggere il confronto con chi attua pratiche di concorrenza sleale interna e vero e proprio dumping sociale estero, sui quali servono regole e verifiche più puntuali e severe”.
Il presidente Marcarini insiste sulla necessità di continui e mirati controlli e afferma che “in un panorama di incertezze normative quali quella del cabotaggio (il trasporto effettuato da veicoli stranieri con carico e scarico in Italia) risulta infatti facile ricorrere a pratiche abusive o irregolari se non ci sono controlli, anche nel territorio cremonese dove già comunque gli organi di polizia stanno facendo un egregio lavoro”.
Per questo motivo Cna Fita Cremona lancia l’allarme: “il Governo, la politica blocchino il tentativo di apertura indiscriminata dei vettori esteri nel territorio nazionale che praticano forme di concorrenza sleale nei confronti degli autotrasportatori italiani che fino al 2008 avevano un ruolo in Europa, ma in questi ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una vera e propria invasione di operatori che stanno occupando importanti spazi nel mercato nazionale attraverso forme di cabotaggio non sempre regolare”.
Un altro grosso problema è rappresentato dal distacco trasnazionale. “Le conseguenze sono più che evidenti: dal 2008 le imprese del trasporto merci sono diminuite a livello nazionale di 25.587 unità, di queste 4300 in Lombardia e 300 in provincia di Cremona, con i piazzali degli stabilimenti produttivi anche della nostra provincia che vedono sempre più presenza di vettori stranieri” spiega ancora l’associazione.
“In questi giorni, a Bruxelles si stanno determinando le sorti ed il futuro delle imprese di autotrasporto e per noi è necessario adottare urgentemente misure in grado di arginare i fenomeni distorsivi della concorrenza”.
“Non intervenire vuol dire mettere l’autotrasporto Italiano nelle mani di altri – continua Marcarini – non possiamo competere con chi in nome della libera circolazione delle merci esegue trasporti con un costo del lavoro di € 8 all’ora, con costi di gestione generalmente più bassi e una tassazione favorevole ferma al 15% o al 19% contro il nostro 59%”.
Il divario dei costi tra i paesi UE è sintomatico di un grande incremento dell’uso dei vettori (cabotaggio stradale) e dipendenti esteri (distacco transnazionale) con conseguente dumping sociale nei confronti delle imprese di autotrasporto italiane; i vettori esteri nel 2007 trasportavano circa il 7% di t/km entro i confini nazionali, mentre nel 2012 la loro quota è arrivata al 37,2% e oggi arriva al 47%.
Gli autotrasportatori di CNA FITA per contrastare la concorrenza sleale chiedono: NO alla liberalizzazione del cabotaggio stradale; NO all’uso illegale e distorto del distacco transnazionale; Maggiori controlli per la verifica della regolarità delle operazioni di trasporto internazionale e di cabotaggio; NO all’estensione della possibilità di noleggiare veicoli di massa maggiore alle 6 tonnellate alle imprese di trasporto in conto proprio; NO alla disapplicazione delle norme sui tempi di guida e di riposo ai trasporti non commerciali, senza limiti di massa; Una nuova articolazione dei riposi settimanali degli autisti.
fonte: CremaOggi
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Pur comprendendo che la FITA debba difendere i propri associati, mi chiedo come si possa lontanamente immaginare di competere nel mercato attuale con una flotta media inferiore ai 2 automezzi.
Va anche rilevato che il confronto dei dati forniti evidenzia nel periodo in esame un’ulteriore riduzione del numero degli addetti medi, passati da 2,3 a meno di 2. Questa battaglia di retrovia distoglie risorse dalle vere sfide che il sistema logistico nazionale ha di fronte a sé.