Marketplace economy, che cos’è e come sta scardinando i mercati tradizionali
Detta anche platform economy, comprende quelle imprese che forniscono agli utenti una piattaforma di servizi senza intermediari. Le più note sono AirnBnb o Uber, ma ne sono nate altre in vari campi, dal legal al food. Fino alle IpTelevision.
In Italia in questi giorni si parla molto di Airbnb: il governo Gentiloni ha deciso di introdurre nella manovra economica una tassa a chi affitta la propria casa ai turisti, una cedolare secca al 21% da far pagare ai circa 100mila host italiani che nel 2015 hanno ospitato 3,6 milioni di turisti, per un giro di affari di 3,4 miliardi di euro secondo le stime del Sole 24 Ore.
Da anni i governi si interrogano su come inquadrare queste nuove imprese che stanno scardinando il funzionamento dei mercati tradizionali, mettendo a disposizione dei consumatori una piattaforma di servizi senza intermediari. È la marketplace economy, o platform economy, forse la vera rivoluzione imprenditoriale di inizio decade.
Nell’evoluzione dell’economia digitale la platform economy occupa un posto di rilievo per il numero di imprese che ne fanno parte e per il loro valore. Per dire, Airbnb e Uber sono anche chiamati “decacorni”: il primo vale 25 miliardi di dollari, il secondo il doppio.
Come si è arrivati a queste cifre? Seguendo un percorso logico in 4 tappe.
Al principio c’è la on-demand economy, cioè l’economia che dà all’utente l’accesso immediato al bene che sta cercando. La on-demand economy è spesso inserita nel calderone della sharing economy, termine omnicomprensivo e piuttosto generico. In certi casi si parla di gig economy, l’economia dei “lavoretti” che permette di incrementare il salario di un posto fisso.
E infine ecco la platform economy, dove gli imprenditori usano piattaforme cloud-based, app per smartphone e i social networks per svolgere la loro attività. Non ci sono beni da vendere, ma servizi altrui, aggregati in un unico luogo digitale che mette a valore la relazione con i clienti. Non sono definizioni rigide, queste. La gig economy è anche un’economia on-demand, mentre cosa sia veramente condiviso nella sharing economy è ancora tema di dibattito.
DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI SHARING ECONOMY
Ecco, come si fanno soldi con la marketplace economy? Una guida iniziale la offre Basha Rubin su Forbes, basandosi sulla sua esperienza di Priori Legal, un marketplace di avvocati. Per prima cosa è importante chiedersi chi fissa il prezzo del servizio: chi lo offre o la piattaforma? Dipende da quello che offri, sostiene Rubin, e la differenza la fa il grado di complessità del servizio, che determina un prezzo basilare o più elevato a causa dell’expertise, delle garanzie ecc…
Poi si deve decidere il funzionamento della piattaforma: come può un cliente scegliere il provider che fa al caso suo? Lo sceglie da un elenco o è la piattaforma stessa che combina i criteri richiesti con il database degli iscritti? Secondo Rubin, fare il lavoro sporco per offrire una “shortlist” di risultati dà valore alla piattaforma.
Per realizzarla si deve tener conto della complessità del servizio offerto, del costo del lavoro, delle similitudini fra i servizi e di molti altri fattori.
Il terzo e ultimo consiglio di Rubin riguarda i provider di servizi ammessi alla piattaforma. Gli avvocati, nel suo caso. È bene lasciare libera l’iscrizione o i proprietari del marketplace dovrebbero fare un check dei candidati e selezionarli? La seconda opzione ha funzionato meglio a Priori Legal: “La qualità del servizio è importante, anche perché poi viene recensito” scrive Rubin. Di guide come queste ce ne sono molte on-line. D’altronde la platform economy è attraente e apparentemente facile da mettere in piedi, anche con il fai-da-te. È questo uno dei pilastri su cui sono nati i nuovi colossi. Di Uber e Airbnb abbiamo già parlato, ma potremmo fare molti altri esempi. Dagli home restaurant, dove si mettono a disposizione le cucine e le abilità ai fornelli per offrire cene ai clienti, a Prontopro, un marketplace di professionisti che permette agli utenti di confrontare i preventivi per lavori di giardinaggio, fotografia e lavori di casa. Anche le telecomunicazioni sono un settore prolifico per la platform economy. L’ultima novità viene da Vodafone, con la Vodafone Tv, l’offerta di IpTelevision che offre un aggregatore di contenuti altrui organizzati per una più semplice e veloce fruizione. D’altronde dalla tivù è nata la on-demand economy e alla tivù torneremo con le nuove piattaforme.
fonte: EconomyUp
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